Con stizzita amarezza el Gioânn constata che nella Beneamata "è aggallata con inusitata protervia" la "broccaggine mesta": quando sei costretto ad affrontare la Roma con Piraccini al posto di Scifo "la resa tecnica è mortificante". Come quella del centrocampo cui si è ridotta la Juventus: "Cosa vorreste in effetti da Bonini, De Agostini e Magrin? Menano il torrone con le palette che hanno". Per questo non può non impressionare il Napoli, "saccheggiatore di reputazioni", che veleggia ad alta quota in attesa di incontrare le immediate inseguitrici.
"Serena ogni montagna ..." |
Impressiona il Napoli, saccheggiatore di reputazioni. Per consolarci, dobbiamo controllare il calendario, che riserba tuttora ai campioni le vere protagoniste. In effetti è quasi impensabile che il ritmo rimanga questo, ottenuto e imposto alle minori del convoglio. Allora avremo conto esatto o quasi delle possibilità presenti e future del Napoli. Il Torino aveva speso generose folate nei primissimi minuti: poi l’ha malamente sgarrettato una punizione "a forma di falce" che Maradona ha cavato dal suo prodigioso collo interno sinistro: la palla ha volitato sostenendosi appena: ha aggirato la barriera e ambiguamente si è posata nell’angolino opposto! Quando si hanno in squadra simili demiurghi, nulla sembra impossibile. Il Torino conferma - insistendo - di aver cuore. Un lungo diagonale di Bagni verso Giordano ala sinistra perpetra addirittura la castrazione (dopo lo sgarrettamento). Giordano volge le terga alla palla: di tacco la controlla e anima di un tocco a ritroso che è anche prodigioso inizio di dribbling: al posto di Careca, autore di coppiola, anch’io avrei segnato, e con distacco sublime. Ora aspettiamo il Napoli agli esami più duri. Il suo tono attuale è spaventoso: e Maradona gioca solo a intermittenze felici. Quando fosse continuativo il suo impegno, nessuno può dire dove arriverebbe il Napoli.
L’incontro di cartello era a Firenze. La Samp ha dato viva soddisfazione a chi l’aveva diffidata dallo sfiatarsi per immediate incontinenze dinamiche: il Napoli pedala in testa e spetta a lui bucare il vento: la Samp gradui gli sforzi e non rischierà di scavezzarsi i garretti. Proprio così ha fatto la Samp a Firenze. Un primo tempo splendido per l’apporto di tutti, viola compresi. Un autogol da affanno troppo concitato (in Paganin, sostituto di Vierchovod): un pareggio persino ribadito da Cerezo. Vialli tornato allo standard di goleador un po' velleitario: segnasse pure, anche senza le prodezze di Napoli, non avrebbe eguali al mondo. Eriksson molto lieto - dopo il meritato pareggio - di poter esaltare nella Samp e nel Milan le sole degne avversarie della squadra campione.
Preben Elkjær Larsen, capocanniere con 6 reti |
Ho sentito magnificare il Milan, vittorioso per 3-0 sull’Avellino. Sono contento che non sia stato al gioco Capitan Berlusconi, presente con il fratello e il mite Fidel. Il Milan non ha giocato per niente da squadrone. Per tutto il primo tempo ha lasciato spazio all’Avellino, che ha barbinamente sciupato - due volte! - il gol dell’1-1. Gullit si è mosso da energumeno felice, vanamente cercando triangoli con Virdis, frenato dalla storia e dalle antiche varici. Visti fratelli cacciaviti insorgere e maledire per la disperazione. La sola difesa all’altezza (superbi atteggiamenti stilistici di Baresi II, da riprendere solo quando porta palla e chiede triangolo nel folto). Il centrocampo - invece - mica male confuso, con la sgradevole sensazione che Milan e Avellino giochino alla pari. Più nitide le due palle gol degli ospiti nel primo tempo: sciupata la prima, deposta la seconda sul ginocchio imperiale di Baresi II, che se ne serve per dar palla a Giovanni Galli: dico dalla linea di porta, non dal limite d’area! Donadoni inventa prodezza incredibilmente sciatta (2-0) compicciando il cross dal fondo sinistro con l’esterno-punta destro: ne esce una palla rachitica molto, e malata di effetti burloni: la parabola termina a cippirimerlo con due spanne di anticipo sulle manone trepide di Di Leo (quante cacofonie: più facile dire e scrivere il patronimico Leosson): e rimbalza in rete sfiorando l’altro palo. Il sinistrone da fuori di Maldini (3-0) era un impulso già sprecato da Ancelotti, che qualche tapino ha visto migliore in campo. Nessuno ha ammirato le finezze di Tassotti, un dì tremendo scarpon, oggi stilista raro? Tre partite dimentico: tutte importanti molto più che belle. Visti bei gol ad Ascoli e Verona, altri più strani ma utili nella pragmatica Como. Qui il mio spazio è finito, e anche la voglia di favoleggiare. Chiudo.
"La Repubblica", 24 novembre 1987