Il grande vuoto dietro Napoli

di Gianni Brera

Un Gioânn in gran spolvero loda i "crismi tecnico-tattici" del Napoli radiosamente in testa alla classifica, ma ironizza sulla provocazione del pubblico partenopeo di non usare petardi e ricorda il San Paolo come "un botto continuo: gente di perfettissimo appiombo borghese si alzava ogni poco e sparava compunta il suo razzo con pistola molto simile alla Very: che se avessimo tirato con tanta convinzione in guerra, poco poco avremmo rioccupato le terre costituenti l’Impero di Traiano. Adesso i napoletani fanno come le vecchie mondane passate al buon Gesù". Del derby della Madunina visto a San Siro si stupisce che alcuni colleghi ne snobbino il livello del gioco: "in verità vi dico che il calcio prodotto dalle due milanesi era di notevole dignità: giudicarlo così male era segno di incoerenza critica: e che, vedono sempre giocare gli angeli, quei fortunati?". Benchè la ricerca esasperata del fuorigioco gli consenta l'ennesima stoccata ad Arrigo Sacchi: "ciascuno professa le proprie ideologie, pedatorie e no: le mie privilegiano i reparti bloccati su equidistanze indefettibili: meno corre la gente e meno si stanca. Il campionato è lungo: e purtroppo si corre anche per conservare il posto, non solo per conquistarlo". La chiosa è benaugurale: "Buon Natale, buona fine e buon principio d’anno. Felicemente espulsi dagli stadi, esplodan botti a dir la nostra gioia".

Celebrata la XII, tutti sgomenti a notare che il Napoli sta mantenendo un ritmo superiore a quello della prodigiosa Juventus che vinse con 51 punti davanti a un prodigioso Torino (50 punti). Mancano tre giornate al giro di boa: il Napoli può addirittura doppiare a 27: e mi ricorda il giovane Mario Pugliero di "Tele Arena" che un certo anno, avendo doppiato la Juve a quota 26, io titolai sul "Giorno": adesso può solo morire di sé medesima. Infatti, crepò per istrada come una cavalla troppo generosa: e finalmente vinse il Torino di Luis Radice il grande. Ma tu vedrai che Bianchi, capace di maneggiare le statistiche, provvederà a non fare tutti i 6 punti in palio: così doppierà per il ritorno a una quota più ragionevole... Piacere di raccontarcela con le musse (che sta per fanfaluche).

20 dicembre 1987, Stadio San Paolo, Napoli
Nonostante trascorra "intere notti in preda alla nostalgia",
El Pibe lo infila anche in campo (qui il 41° in Serie A)
Il Napoli vive giorni radiosi. Uno striscione precisa ai veronesi che si scrive Napoli e si legge civiltà. Mio padre direbbe che fanno latte anche le galline (e in Brianza: anche i gelsi fanno l’uva: anca i moron fann l’uga). Però è molto bello che nella patria del tricchetracche non si spari neanche un petardo. Dev’esser stato il Dio degli eserciti a promuovere tanto miracolo. Io sono al ricordo d’un milanista e d’un guardalinee centrati e bruciacchiati: lo stadio era un botto continuo: gente di perfettissimo appiombo borghese si alzava ogni poco e sparava compunta il suo razzo con pistola molto simile alla Very: che se avessimo tirato con tanta convinzione in guerra, poco poco avremmo rioccupato le terre costituenti l’Impero di Traiano. Vedi miracoli d’uno scudetto conquistato con tutti i crismi tecnico-tattici. Adesso i napoletani fanno come le vecchie mondane passate al buon Gesù. I veronesi hanno preso botte fuori e dentro lo stadio. L’arbitro ha molto sentito il carisma: Maradona e Bagni si sono fatti sentire a lor volta. Maradona - riferiscono i maligni - trascorre intere notti in preda alla nostalgia. Schopenhauer Bagnoli ha rifiutato qualsiasi commento a una partita largamente perduta in partenza. Ha protestato il solo Chiampan per un gol ingiustamente annullato a Berthold. Non poteva alzare le spalle anche lui, con il rischio di passare per menefreghista.

Grande prova di sé ha dato la Sampdoria a Torino con la Juve. Ha subito preso un gol su incornata di Cabrini ed ha poi rimontato a tutta grinta. Boskov ha deplorato che non si fosse vinto. Troppa grazia, sant’Antonio! È vero però che uno schioccante palo di Bonomi ha fatto le veci di Tacconi, peraltro grande (bon de lappa, il nostro, ma anche buono di fare il suo mestiere). Marchesi ha diretto Bizzotto dalla tribuna d’onore, dove ha sentito i complimenti di don Giovanni (state contente umane genti, al quia: rifaremo la squadra e cambieremo tutto). Gli stessi bianconeri si sono dovuti esprimere al meglio sui loro ospiti. Il solo Brio ha avuto dialoghi concitati con Vialli, che saggiamente ha evitato di deplorarlo (l’ha fatto Mancini, il dioscuro, contabilizzando calci e gomitate sui denti). Poiché Paolo Casarin non ha rilevato le proterve drittate di Brio, a rimetterci è stato il massaggiatore dei liguri, che ha inveito alla sua brutalità. Paolo Casarin l’ha sentito ed espulso.

Ho assistito come dovevo al 203° derby di Milano. Sulla carta, a ospitare era l’Inter, che ha perso altri 2 punti in media inglese. Zenga ha combinato un’amara fotta a sé ed alla squadra uscendo di porta senza chieder palla a Ferri, in vantaggio d’un paio di metri su Gullit: Ferri ha supposto troppo di sé e della propria classe indirizzando di capa verso la porta: il rischio è sempre grande: lo sfidano i campioni sicuri di sé: ma se proprio sono campioni, evitano di correre quei rischi. Sul mio orologio erano trascorsi 3’20" dall’inizio: andar sotto d’un gol a quel disgraziato modo è scalogna marcia. L’Inter ha duramente scontato la disgrazia: è da stupire anzi che il Milan non l’abbia travolta. E che non sia stato maramaldo è per me buona cosa. Lo stacco era di almeno tre gol. Avuto il dono, il Milan ha solo colpito la traversa con un gran tiro di Donadoni da fuori. Con vivo stupore ho sentito colleghi snobbare il livello tecnico-estetico del derby: in verità vi dico che il calcio prodotto dalle due milanesi era di notevole dignità: giudicarlo così male era segno di incoerenza critica: e che, vedono sempre giocare gli angeli, quei fortunati? Il Milan ha corso molto ottenendo pochino nel primo tempo, e nel secondo ha un po' mollato i pappafichi: al punto che la volenterosa Inter non avrebbe demeritato il pareggio. Ha bensì avuto le palle-gol per conseguirlo, ma le ha ignobilmente sprecate.

Un "certo Mandorlini" (Andrea)
Due volte si è liberato al gol certo Mandorlini, di professione terzino d’ala sfruttato (malaccio) come jolly. Il fatto che Mandorlini si sia liberato due volte (e un paio anche Ciocci, agile e astuto) sta a indicare i rischi del gioco sull’offside. Nessun dubbio che Sacchi stia dando ottime prove di comando e di guida, ma per vecchia esperienza io so che il gioco dell’offside va praticato con molta misura: se lo si ricerca troppo spesso, i difensori vengono a stancarsi come e più delle punte chiamate a scattare in profondità. Pare che gli interisti - particolarmente duri di cervice - si siano lasciati uccellare sedici volte: ma quando il giochetto sull’offside non è riuscito, si sono liberati davanti a Galli i più strani e impensabili attaccanti di questa terra. Ovviamente, ciascuno professa le proprie ideologie, pedatorie e no: le mie privilegiano i reparti bloccati su equidistanze indefettibili: meno corre la gente e meno si stanca. Il campionato è lungo: e purtroppo si corre anche per conservare il posto, non solo per conquistarlo. Osservando l’Inter si è finito di constatare che Scifo è elegante e frivolo la sua parte: molti dribbling (e calci sulle caviglie) avrebbe potuto risparmiarseli. Quando non si collabora a riconquistarla, perdere una palla significa rendersi colpevoli di fronte ai compagni. La difesa dell’Inter ha persino retto al malinteso dannato dell’autogol: soltanto l’ineffabile Altobelli ha rischiato di penalizzarla mandando a rete Donadoni (pensa te!). Molto ingiuste, ad ogni modo, le invettive contro Lanese. La coscienza deve aver consigliato a Zenga di tornar a firmare per l’Inter. La cosa rallegra gli onesti. Nessuno può negare tuttavia che la squadra vada rinnovata per almeno 4 undicesimi (e sono generoso assai). Sacchi è partito senza Virdis, che verrà più utile quando i terreni di gioco favoriranno i mediatori. Il ritmo del Milan ha sopraffatto l’Inter fino a farci stupire che non sia andato oltre la miseria d’un auto-gol. Il pittore Perelli Cippo, che ha trascorso anni in Olanda, giura sulla classe di Ruud Gullit, che ha provato ad eccellere in tutti i ruoli, escluso forse quello del portiere. Visto che capitan Berlusconi medita di accogliere Borghi quale terzo straniero, due saggi come il commodoro Ballarin e Mimmone Ferraro consigliano a Pellegrini di acquistare subito Reijkard. Auguri. "Per fa' vegnì la gent - soleva dire il povero e caro Giuseppe Alberti - che voeur i negher" (ma lui si riferiva agli Owens e ai Johnson di turno).

Galeone ha offerto intrepide fiancate ai romanisti, che gli hanno mollato addosso grappoli di siluri. L’Ascoli ha malmenato la Fiorentina inducendo Eriksson a rimpiangere il Benfica. Como e Torino mi hanno riempito di soddisfazione e il Cesena (fino alla Caf) ha addirittura acchiappato l’Inter a quota 12. Chiudo qui augurando Buon Natale, buona fine e buon principio d’anno. Felicemente espulsi dagli stadi, esplodan botti a dir la nostra gioia.

"La Repubblica", 22 dicembre 1987