Prima Napoli poi il resto

di Gianni Brera

Il Maestro, in un turno caratterizzato dalla caduta della Roma ed Empoli e della Fiorentina a Cesena, enumera i risultati statistici finora acquisiti dai campioni in carica, pur fermati dal Como, traendone "impressione", a fronte delle debolezze comunque manifestate dalle altre compagini in queste prime giornate. L'Inter, in particolare, raggiunta due volte in casa dall'Ascoli ...

Dan Corneliusson in caricatura
Abbiamo celebrato l’VIII giornata, a tutte le grandi favorevole fuorché alla Roma, all’Inter e alla Fiorentina. Il Napoli è passato indenne da Como dando l’impressione di non voler altro. Mancava di Bagni e Careca; ha perso Carnevale dopo neppure mezz’ora. Ha creato e concesso un paio di pallette-gol rimaste senza seguito. Il Como non poteva disporre di Borgonovo e neanche della sua riserva. In attacco ha mandato Corneliusson con la lodevole ambizione di segnalarsi al Ct della Svezia. Corneliusson ha offerto a Ciro Ferrara l’occasione di mandare qualche ringhio e nulla più. L’attesissimo Maradona non ha ritenuto di spremersi più che tanto. Lo seguiva Annoni come un’ombra. Maradona ha prodigiosamente trovato Giordano solo soletto sulla destra dell’area: Giordano ha opposto il piatto destro alla palla e anziché infilarla l’ha rispedita in cross. A sua volta Maradona si è provato ad alzar palla per colpirla em bicycleta a una dozzina di metri dalla porta: l’esecuzione del salto mortale all’indietro è stata perfetta: la palla ha trovato Paradisi al centro: in simili occasioni, per solito non si colpisce bene e la palla schizza a radere i pali. In questo esito abnorme ho visto la volontà dei tecnici e delle stelle. Troppo saggio Bianchi per voler cercare noie. Se qualcuno ha rimediato calci, è stato sicuramente Notaristefano, raffinato play maker del Como. Carnevale è stato steso d’ancata ad opera di Moz, che certo non voleva strambargli la spalla. Per il resto, tutto bene. Il Napoli ha confermato di essere squadra solida anche a ranghi incompleti. Il Como è rimasto simpatico come sempre, però lamenta squilibri di cui non soffriva in passato. Soprattutto sentita la partenza di Tempestilli.

Le troppe assenze importanti non consentono una valutazione men che sommaria del Napoli. Per quanto attiene alla classifica, questo bisogna dire: che ha mantenuto il vantaggio di 3 punti rispetto alla media inglese. Dal canto loro, hanno migliorato di un punto la Sampdoria e il Milan, che hanno raggiunto lo zero (parità assoluta). Le cifre della squadra campione sono impressionanti: sui 16 punti in palio ne ha colti ben 14; ha segnato 15 reti prendendone solo 3. Espugnando l’ostico Partenio di Avellino, la Samp ha dato ragione a chi la vedeva meglio di tutte le avversarie del Napoli. Sia pure con la complicità di Colomba, ha segnato perfino Vialli, che al goleare preferisce il rifinire (ciò si deduce dal comportamento, non dalla volontà). Esasperato dai troppi errori commessi in area doriana, Bersellini ha dato fuori e si è fatto espellere. Per civetteria Vujadin Boskov ha snobbato il calcio prodotto dai suoi. Che diamine, gli emuli più diretti del Real Madrid non possono consentirsi certe licenze! Pierin Dardanello, che ama Genova del mio stesso amore, ha titolato sui dioscuri della Samp: "Vialli e Mancini fanno sul serio", ma le soddisfazioni maggiori gli vengono dalla Juventus, che dopo la patetica magra in Coppa Uefa ha addirittura espugnato Pisa. L’onesto Marchesi ha ammesso di non essersi aspettato tanto. Sta di fatto che la squadra ha finalmente risposto alle sue energiche sollecitazioni. De Agostini ha fatto breccia da fuori ed ha contribuito al 2-1 eseguendo anche il cross-gol del finale: qui Elliot, energicamente pressato da Rush, ha combinato il papocchio dell’autogol.

Ben tre sono state le vittorie esterne delle Grandi. Con Samp e Juventus ha fatto centro anche il Milan. Le cronache sparlano dei rossoneri, due tiri, due gol (a zero). Bisogna rallegrarsi invece d’un risultato così rotondo, ottenuto nonostante la perdita di Gullit. Il simpatico Galeone rimane fedele alle contrastanti impressioni destate a San Siro, quando vincendo 2-0 lasciò all’Inter la bellezza di sette-otto palle gol. Evidentemente le concede a tutti: però gli altri avversari non sono sbadati e sciuponi al pari dell’Inter. Il Pescara ha subito qualcosa come 16 gol: il suo passivo è superato dal solo Avellino (meno 17), che peraltro ha segnato 2 reti di più (8). Roma e Fiorentina hanno perduto a Empoli e Cesena. Il bellissimo Ekstroem ha fornito un impressionante anticipo di qualificazione europea bissando in meglio il grande gol segnato al Napoli. Il giovane Cucchi l’aveva preceduto battendo una magistrale punizione da fuori. Alla Roma non è bastata la rabbia spesso genialoide di Manfredonia. Lamenta ora una seconda sconfitta: una meno della Juventus, che pure l’ha raggiunta con la quinta vittoria, a quota 10. Bigon ce l’ha fatta a togliere uno zero, pericoloso e mortificante assai, dal tabellone del Cesena; quello delle vittorie. Sua prima vittima, la bella Fiorentina. Temendola per quanto si meritava, Bigon ha atteso la Fiorentina restando il più possibile sulle sue. Ha marcato a modino Diaz e Baggio: ha così tolto agli ospiti il loro meglio: e quando finalmente s’è presentata l’occasione ha trovato il rigore nelle gramizie di Pin, malamente impreciso nel controllo di un cross. Di Bartolomei, non ha dovuto affannarsi dal discolino degli 11 metri: gli è bastato il formidabile destro.

Osvaldo Schopenhauer Bagnoli
Perdendo la sua seconda partita, la Fiorentina è stata raggiunta dall’Inter, che non ha saputo battere l’Ascoli a San Siro. Due volte in vantaggio, due volte i nerazzurri sono stati pareggiati dagli allievi di Castagner, al quale un mio personale guardone (non Mimmo Ferraro, questa volta, bensì il commodoro Bellarin) assegna il grande merito di aver uccellato nientemeno che il Trap. In quale modo astuto? Mandando Casagrande su un out e Scarafoni sull’altro: così la difesa dell’Inter, marcando maldestramente "solo a uomo", si è rarefatta al centro, dove entravano a turno gli incursori ascolani. Giova aggiungere che l’Inter si è battuta con molto animo e che, tutto sommato, ha avuto scarsa fortuna. Scifo è stato ancora una volta il migliore. Altobelli, ricco di un primato assai prestigioso in campo europeo, ha vissuto sulle glorie di Turku. Non so quale arrogante consigliere abbia indotto i fratelli bauscioni a macchiarsi d’una colpa sicuramente autolesionistica: un loro striscione garantiva: "Meglio animali che giornalisti". La maniacale psicosi della persecuzione non tragga in inganno i benamanti. Ora che hanno insultato gli scribi, filo-interisti compresi, non possono pretendere di addolcirne la penna. E i benamati, con l’astuzia sorniona di sempre, saranno incoraggiati a far anche peggio.

Resta da commentare l’incontro che pare sia stato il più bello: Torino-Verona. finito in pareggio: 1-1. Chi sperava di indurre Schopenhauer Bagnoli a qualche geremiade è stato deluso. Con il sapido realismo di sempre, Bagnoli ha detto che venir raggiunti (non superati!) da squadre come l’Inter e il Torino non è una disgrazia. Nel primo tempo il Verona ha fatto buonissimo calcio; alla ripresa ha scontato il mercoledì con l’Utrecht e la foga animosa del Torino, che è andato in gol con un’incornata del libero. Il gol veronese era stato segnato con un dolce destro in caduta da Pacione, capace di prodezze balistiche diametralmente opposte (e sfido) alle ignobili cilecche perpetrate da juventino. Qualche maligno di buona memoria ha ricordato che proprio davanti a quella porta, a ridosso della curva Maratona, il ragazzo del Verona aveva graziato in Coppa il Barcellona. Guardando la classifica a volo d’uccello, questo si nota: che l’Empoli ha bravamente colmato il suo handicap: non avesse dovuto scontare nulla, sarebbe a quota 5 come il Cesena, il Como e il Pisa. Mancano... 22 giornate alla fine. C’è tempo per vederne ancora di tutti i colori, in testa e in coda.

"La Repubblica", 10 novembre 1987