Ecco il giorno di Milano unita

di Gianni Brera

El Gioânn prospetta la 10ª giornata di campionato come "memorabile", per alcuni scontri al vertice, a cominciare da Inter-Napoli e da Sampdoria-Roma. Il che non significa non riconoscere che la Beneamata "è nettamente inferiore sul piano tecnico-tattico e può solo cavarsi d’impaccio con l’agonismo", e che Boskov, quando "fa ariosi paragoni con il Real" per la sua Samp, andrebbe richiamato "a più pedestre realismo" ...

Il campionato celebra la X e compie il primo terzo del cammino. Due partitissime si dividono il primo posto nella gerarchia della domenica: Inter-Napoli (9 più 16 eguale 25), che è anche la sola classica in programma, e Samp-Roma (13 più 12 eguale 25). Seguono a distanza Juventus-Ascoli (somma punti 20), Empoli-Milan (18), Pisa-Fiorentina (16), Pescara-Torino (15) e Cesena-Verona (idem); chiude fieramente la marcia Avellino-Como (10). A differenza di Sampdoria-Roma, la classica di San Siro avrà anche degna cornice di folla. Milano è la seconda città campana in fatto di etnos. Gli immigrati meridionali più numerosi sono i pugliesi ma i napoletani vantano appetto loro una maggiore anzianità di insediamento. San Siro pullulerà di campani, oriundi e no, ma non di interisti veraci.

L'acromegalico
Proprio il discendente di un nonno aversano, Walter Zenga, desta patemi e sdegno nei benamanti più sentimentali. I milanesi godono fama di esser buoni commercianti ma in fatto di pedate sono ingenui fino al candore. Commercianti di naso fino sono al contrario i napoletani: e lo dimostrerebbe il fatto che Zenga sarebbe impegnato con loro fin dal marzo passato. La notizia è andata aggallando poco a poco, come per solito avviene con i pesci grossi, facili ad inanimarsi, però poi molto restii alla resa. Walter ha obbedito all’impulso immediato, che era di reazione sdegnata alla scarsa riconoscenza del datore di lavoro: si considerava pagato in misura irrisoria appetto di certi bluff che imperversavano nel clan: così ha ascoltato le lusinghe del Napoli accettando anche, a quanto pare, un congruo anticipo sulle spettanze future. Il procedimento, in sé, aveva parecchio di sgradevole nella carente deontologia dei napoletani; ma in Zenga era quasi del tutto comprensibile. Oggi che le cose non vanno bene (Zenga battuto 13 volte in sole 9 partite di campionato), i tifosi più accaniti lo accusano di tradimento. Parola grossa, giustificata solo dalle norme troppo severe e quasi sempre disattese del mercato pedatorio. Il Napoli ha finalmente capito di correr gravi rischi ed ha rinnovato il contratto a Garella. Costui, piccato, aveva preso a cippare contro Zenga com’era umano, ma, dopo tante parole, sembra oggi il solo a esprimersi in termini ragionevoli. L’acromegalico Garella è un torinese intelligente. Ha capito che le pietre stanno ormai facendo mucchio su Zenga e si è spaventato. Ha smesso pure di proclamarsi migliore, come le sole cifre - non tutte dipendenti da lui - gli avrebbero consentito, non il buon gusto, non la realtà dello stile, in lui molto caotico.

Qualche semplificatore dei drammi umani se la cava per oggi con il duello fra i portieri del Napoli e dell’Inter, che è il modo più barbino di eludere i veri argomenti calcistici. Il dramma di Zenga (da lui stesso provocato) merita invece considerazione unicamente per le incidenze possibili sull’atmosfera psicologica della partita. La quale è classica solo dal giorno in cui il Napoli ha vinto il suo primo scudetto: negandogli classicità prima di quell’evento in libro d’oro, correvi il rischio che qualche coglioncello ti tacciasse di razzismo. Una vera barba. Visto l’ultimo Napoli, dovrebbe espugnare San Siro in un canter, che come termine ippico sta per disinvolta facilità nel galoppare. E' tuttavia probabile che a Bianchi venga a mancare Romano (mentre scrivo, il ragazzo ha appena sgambato e calciato sul terreno di Monza). L’interno è prezioso per i collegamenti, attuati in piena modestia, fra i virtuosi d’attacco e i focosi draghi del centrocampo: ma certo non è lui il pilone portante della squadra. Il Napoli potrebbe non avvertirne l’assenza, tuttavia capace di autorizzare Bianchi a star più sulle sue. Che se l’Inter vuol vincere, si faccia pure avanti! L’atteggiamento tattico sarebbe pericoloso anche sotto l’aspetto estetico: ma Bianchi è un lombardone pragmatico, per l’estetica ci rimanda ai Musei artistici. D’altronde, l’Inter non è capace di contropiede se non in Ciocci, che è tuttora piccola entità. Il resto della squadra è costretto a portar palla: gli sono inibiti gli affondi perentori. E questo spiega la precarietà della classifica. Visto come si sono messe le cose dopo l’imparabile gol rimediato dall’Espanyol, sarà bene che i benamanti cambino modulo nei confronti di Zenga. Io mi auguro, per la stima che porto all’atleta, in verità magnifico, che il ragazzo si superi a vantaggio suo e della squadra. La quale è nettamente inferiore sul piano tecnico-tattico e può solo cavarsi d’impaccio con l’agonismo, ovviamente a patto che rimanga nei limiti della liceità sportiva. Ora, per sperare in tanto miracolo, bisogna far sentire che si è sempre con la squadra. Se si è schifiltosi sui modi, non si ottiene che l’effetto opposto: cioè il trionfo della squadra campione, assistita a San Siro non meno della diva Juventus. O non si è detto che Milano è la seconda città della Campania?

I dioscuri
Non si profilasse anche il dramma dell’Inter, precipitata troppo in fretta per non far pensare che possa ritrovare una valida spinta verso l’alto, la partita più allettante sarebbe Sampdoria-Roma. I doriani sono ai vertici dell’entusiasmo: nessuno dubita che proprio da loro vengano gli assalti più temibili ai campioni del Napoli. Boskov fa ariosi paragoni con il Real e nessuno lo richiama a più pedestre realismo. Vialli è maturato a fama internazionale e con lui si sta lanciando il dioscuro Mancini. Il centrocampo si regge sul genio antico di Cerezo. La difesa è gagliarda (e finalmente ritrova Vierchowod). Liedholm fa balenare l’esigua speranza di riportare Pruzzo nel suo terremotato Marassi. Verosimilmente ripeterà l’atteggiamento tattico sfruttato con l’Inter: e mirerà a non perdere. Per distogliere da sé i fastidiosi sospetti ingenerati dallo scirocco, i doriani dovrebbero vincere in bellezza. Mancassero la vittoria, i sospetti finora dissipati solo in parte rifiorirebbero molto sgradevolmente. Auguri. Tutto sommato, sembra questa una giornata favorevole alla farraginosa rincorsa della Juve, i risultati della quale sono per fortuna largamente superiori alle chiacchiere fondate sui rimpianti. Rino Marchesi ha censito i suoi prodi e adesso li fa giocare secondo scrupoloso raziocinio. L’imperativo categorico è vincere: per riuscirvi, bisogna che i serventi al pezzo si ricordino di Ian Rush. Per il momento, l’Ascoli è la provinciale più bella e meglio guidata.

Il Milan ritrova Massaro dopo aver perso Evani. Arrigo Sacchi ha molto sofferto l’Espanyol ma ha trovato comprensione in Capitan Berlusconi e in Fidel, sua eminenza rosa (pezzo forte del duo: je vois la vie en rose - justement!). Arrigo parla di calcio con le vibrazioni segrete dell’apostolo. Lo stanno prendendo sul serio anche i giocatori più distaccati. Sintesi conclusiva: predica pure da offensivista ma non prender gol. In effetti la difesa è imperiale e Baresi II ricorda quel che si disse del Pepin Meazza a Parigi nel ‘38: c’est un grand peintre du football. Fra il Milan e la Samp è in corso l’allungo per entrar primi nella scia più vicina del Napoli. Difficile stabilire se la Roma a Marassi sia meno temibile dell’Empoli a casa sua. Verona, Fiorentina e Torino visitano campi minati, dove ogni pedata esprime rabbia. Per il Como sono pronte anche le forche irpine, un tempo così severe da far chinare il dorso a tutti. Vediamo come se la cavano grandi e piccole. La domenica si profila memorabile. Ed io, modestamente, l’auguro buona a tutti.

"La Repubblica", 29 novembre 1987