La parola alla Juve

di Gianni Brera

El Gioânn introduce alla 4ª giornata di campionato ribadendo la convinzione che il Napoli campione d'Italia continui a esprimere il migliore calcio del campionato, nonostante "la mezz'ora di folle eretismo dinamico espressa con il Real" nello sfortunato match di Coppa. E ribadisce il suo credo nel "difensivismo storico, da privilegiare sempre (o quasi) rispetto all'idealismo", mentre Arrigo Sacchi gli appare come "un apostolo soggiogato da visioni celesti".

Celebriamo la quarta di campionato, ricca di ben due classiche, a Torino e Verona. Il Napoli capeggia sub judice la classifica domenicale: con l’Avellino, farebbe otto punti se avesse già ottenuto giustizia. Come è solo in attesa, la sua partita divide il terzo posto con Empoli Fiorentina e Milan Ascoli (somma punti 6). Le due prime in gerarchia sono Verona Juventus e Torino Inter, che assommano ciascuno 7 punti. Esaurita la parte statistica, che corrisponde al riscaldamento del cursore, i polpastrelli anelano ad argomenti propriamente calcistici. E il primo riguarda il Napoli, che ha da smaltire al Partenio serie ruggini materiali e morali, e certo rischia grosso. L’Avellino ha appena smaltito la mortificazione sofferta dalla Roma, meglio sarebbe dire per opera della. Sicuramente schiumerà rabbia: e non avrà gli stessi impedimenti del Napoli. Sulla statura delle due campane, nulla si può inventare. Il Napoli accusa lo stress dello scudetto e del rude mondiale Diego Maradona: inoltre, lo ha di certo ottenebrato la mezz'ora di folle eretismo dinamico espressa con il Real. Super chartam, il Napoli è medio proporzionale fra l’Avellino, piccolo e tosto, ed il Real Madrid, grande e non solo tosto, bensì feroce anche nel cinismo. Contro Maradona vanno spendendo abbai (cagneschi, a dir vero) tutti coloro che ne invidiano la bravura e la gloria senza affatto pretendere di andare oltre l’uggiolio, ho notato io stesso che Diego è come tutti gli uomini mortali: a faticare si stanca lui pure psicofisicamente: è dunque logoro la sua parte, e il Napoli deve augurarsi che smaltisca ogni tossina cammin facendo, altrimenti gli toccherà di arrendersi anzitempo. Nessuna squadra esprime per ora in Italia un calcio superiore a quello dei campioni: forse mi smentiscono a tratti il Verona e la Samp, che viene dall'averlo giustiziato malamente. Però le altre designate protagoniste si arrabattano ancor oggi alla ricerca di schemi e di fisionomia tecnico-agonistica. 

Eccessi giornalistici
Il più sconcertante è il Milan, proprio perché il suo cast si qualifica di valore eccelso. Non stupisce invece la Juve, i cui acquisti non entusiasmano se non in Rush, fromboliere di fama mondiale. Per contro, stanno ingranando bene la Roma - provvisoria patronne della classifica - e l’Inter, che sta ingegnandosi di dare degni serventi ai suoi due cannoni di sport in batteria. Fuor di metafora, Serena ha esteso i limiti del reddito offensivo nerazzurro. E Altobelli fa stravedere ed entusiasma chi non lo ricorda su posizioni diametralmente opposte e conturbanti. Il carisma di Scifo, anche esso di importazione (!), deve tuttora convincere i rifornitori designati: quando avrà da giocare un numero adeguato di palloni, il siculo-belga imporrà sicuramente i diritti del suo stile. La vecchia Roma si rifà al genio adusato di Lidas, che ha da prendersi qualche soddisfazione nei confronti di Milano. La sua rosa ha tanti petali da soddisfare qualsiasi raffinato amatore. La Juventus si è allenata con i maltesi riscuotendo fischi da 4mila sparuti zelatori. "Per questa platea - aveva l’aria di deplorare Boniperti - è già molto se si è giocato per fare tre gol e passare il turno". C’era amaro dispetto nelle sue parole. In città meno frigide di Torino la gente avrebbe egualmente onorato l’oggetto del suo tifo (parlare di fede e di culto è un po' ridicolo). Gli juventini hanno quasi sempre sentito cantare la Callas, la cui degna proiezione padana (ma quanto stile!) è la energica e pur soave Milva. Se gli mandano alla ribalta una mondariso con lo strillo, garantito che gli juventini metropolitani non si degnano. Oggi la Juventus avrà qualche fastidio a Verona. Bagnoli ha sfogato sui polacchi di Stettino la rabbia accumulata in panchina a Marassi. Nella sua faretra sono infisse altre frecce sibilanti: e gli arceri bravi non mancano.

La Roma riceve il Pisa, che i giudici rimanderebbero a zero. La solidarietà verso Anconetani, che trovo geniale anche nei momenti di meno convinta isteria, esprimerò meraviglia per la squalifica comminata a Eliot e non a Bagni, che è stato il primo a menare le mani. Davvero gli arbitri scrivono i propri referti prima di aver visionato la moviola di Carlino Sassi? La domanda esprime un dubbio legittimo. Penso che dobbiamo ai vizi ippofili di Bruno Roghi buonanima la denominazione di "derby" per gli incontri fra concittadini o corregionali. Bene: di derby ce n’è addirittura due, oggi: quello di Campania, ad Avellino, e quello di Toscana, ad Empoli. Sulle ruggini del Napoli si è detto; sugli stenti della Fiorentina in proiezione offensiva dobbiamo tornare dopo l’impennata di San Siro e la mezza picchiata del Comunale. Dovendo assumere l’iniziativa, i rischi sono pari alle difficoltà: è bastato l’onesto Como a dimostrarlo. E oggi ritenterà l’Empoli, sperando che si ripetano le estasi godute con la sbolinata Juventus della II di campionato. Il Como riceve la Samp, genio e sregolatezza. Non darà fiducia se non alla prudenza: Agroppi e Sandro Vitali sanno di calcio come pochi: la mia perifrasi vuol solo inneggiare al difensivismo storico, da privilegiare sempre (o quasi) rispetto all'idealismo. Boskov è un allegro danubiano di Vojvodina. Vedremo come se la sfanga fra i civettuoli spalti del Senigallia. Il presidente Mantovani raggiungerà Como direttamente dai suoi feudi svizzeri, estesi quanto nessuno immagina.

Alberto Bigon
Pescara-Cesena è già un ballottaggio per le retrovie: lo scontro vale doppio anche secondo aritmetica. Galeone è tornato da Torino con qualche ruga incisa più del solito. Ha ammainato in fretta i pappafichi senza perdere il senso della misura. Può essere più utile al calcio senza illudere i poveri diavoli di vedere splendere l’ottone come l’oro. E' utile al calcio chi normalmente ne parla senza deformarne lo spirito. Il Cesena di Bigon ha lucrato un punto con il grande Milan, giocando peraltro in modo da ridurlo a piccolo. Bigon è difensivista storico; Galeone si proclama idealista. Confermi di esserlo correndo i suoi bravi rischi in offensiva. L’impulso di pretta natura ideologica induce il cronista a privilegiare chi la pensa come lui. Questa è un’ammissione non un pronostico. Il Milan affronta a San Siro un avversario preoccupante. L’Ascoli di Castagner gioca il calcio "italiano" nelle sue forme più essenziali e cattivanti. Si tiene bloccato in retrovia e rispetta le equidistanze fra i reparti, con variazioni ovviamente dettate dal momento tattico. Arrigo Sacchi è un apostolo soggiogato da visioni celesti. Sulla carta, lo stacco fra il Milan e l’Ascoli è di tre punti. Sul terreno di gioco, la teoria può venire smentita in modo e in misura clamorosi. Se ne ricordi capitan Berlusconi e lo soccorra Fidel Confalonieri, semmai sia caduto in amnesia. Questa frettolosa parafrasi del calendario mi è toccata pochi istanti prima di andare al Teatro Antonianum di Padova, dove si presenta il mio libro dedicato all’U.S. Petrarca (Una sfida all’Italia). Il generoso lettore capisca la pedalata, non proprio degna di Moser, e voglia benignamente perdonare il suo umile servitore. Buona domenica a tutti.

"La Repubblica", 4 ottobre 1987