La legge del 10 è "rigorosa"

di Kim

Bisogna rasserenare l'ambiente: domenica scorsa ho parlato del 4 che porta male; oggi parlerò del 10 che porta bene. Le squadre che rimangono in dieci uomini per decisione arbitrale non perdono mai però, appunto, occorre che si tratti di decisione arbitrale: se un allenatore manda la squadra senza il libero non vale. Chi, in questa regola ci sguazza, è la Roma: poco meno della metà dei suoi punti (3 su 7) li ha ottenuti in inferiorità numerica. Aveva cominciato ad Ascoli: a parità di uomini perdeva, ma appena le è stato espulso Manfredonia ha ottenuto un rigore e Boniek ha pareggiato. Ieri, contro il Pisa, in parità numerica non vinceva, ma appena è rimasta in dieci per l'espulsione di Policano ha ottenuto un rigore e ha vinto. Sembra che adesso Liedholm, ai suoi, oltre che lo stacco imperioso gli insegni anche il fallo maligno sotto gli occhi dei segnalinee.

Spiace per il Pisa: domenica scorsa, quando è stato ridotto a dieci ha ottenuto un rigore e ha battuto il Napoli; ieri, quando è stato in superiorità numerica, il rigore lo ha avuto contro e le ha prese. Ma perché non imparano a fare il fallo di reazione, in modo che l'equilibrio rimanga. Anche il Pescara, ieri, si è giovato della legge del 10: fin che c'erano tutti non riusciva a battere il Cesena, ma appena le hanno espulso Junior ha vinto. Non ha trovato un rigore, ma ha trovato un'autorete, e siamo lì.

Però questa storia dei rigori sembra che finisca qui. Corre voce che nuovi accordi tra Craxi e il Vaticano ci siano anche nelle decisioni sul calcio, che è fenomeno di massa come la scuola. Per prima cosa sembra che in futuro gli arbitri - essendo la Somma Potenza della partita - non saranno più scelti dalla Commissione Arbitrale, ma dalla Commissione Episcopale e, stante l'importante ruolo che svolgono, non arbitreranno più in frivole braghette, ma con austere tonache al cui disegno sta lavorando il socialista Trussardi.

Poi, il peccato più grave che si possa commettere, un fallo da rigore appunto, non sarà più sanzionato con una punizione ma con una penitenza: chi lo ha commesso dovrà recitare tre Pater, Ave e Gloria gridando ogni volta Viva Garibaldi per sottolineare lo spirito laico e risorgimentale. In più i giocatori cattivi non saranno espulsi dal campo, ma dovranno andare in un angolo a fare gli esercizi spirituali. Anche il segno della croce, tanto caro a Maradona, Vialli e molti altri, non potrà più essere fatto come adesso entrando in campo, ma nel periodo compreso tra il primo e l'ultimo minuto della partita, dopo che il monsignore arbitro avrà dato inizio alla lezione. Sarà facoltativo, ma potranno farselo tutti, proprio come l'ora di religione a scuola.

"L'Unità", 5 ottobre 1987, Gli eroi della domenica