Milan, fatti bello ...

di Gianni Brera

Torrida estate anche sulla seconda di campionato. Allarmanti minacce alla condizione, già compromessa, di alcune squadre partite a ritmo fin troppo alto. Coppe continentali nei garretti di ben sei sedicesimi del torneo (con possibile e indebita esagerazione per la Juventus, che a Malta non ha sofferto più del viaggio). Una classica di spicco in calendario: Milan-Fiorentina. Somma-punti eguale a 3 per le protagoniste di San Siro, per Napoli-Ascoli e Verona-Avellino. Il libro d’oro esige che Milan-Fiorentina abbia la precedenza, sebbene sia grande la tentazione di incominciare dalla somma-punti zero di Como-Inter.

Maurizio Mosca premia Pietro Paolo Virdis,
capocannoniere della Serie A per l'anno 1986-87,
insieme con il vice presidente dell'AC Milan Paolo Berlusconi
Il Milan torna grottescamente mortificato da Gijon, dove la gente gli ha riservato l’accoglienza che per anni la Juventus ha trovato nella grande Napoli. Alcuni pretoriani di Berlusconi l’hanno scampata bella, costringendo il capitano a condividerne la mortificazione e la rabbia. Ai pretoriani, amico Fidel Confalonieri, bisognerebbe insegnare un po' di storia, così che evitino di imbullire in Paesi dove ancor oggi la storia ci è matrigna. Cuando un nino italiano nasce, le ponen un dedo en el culo: si llora es tenor, si no llora es maricon. Quando nasce un bambino italiano, gli mettono un dito nel didietro (el trasero): se piange è un tenore, se non piange è nu ricchione. Ora sanno tutti che siamo in larga prevalenza tenori, ma certi luoghi comuni sono duri a morire. Quando gli spagnoli ci hanno beato di loro la prima volta, erano quasi tutti mori, e non badavano all'est né all'ovest: inoltre, noi prodi italioti difendevamo stoicamente l’onore della famiglia sacrificandoci al posto delle femmine care. Quella simbologia è rimasta anche nel calcio, ma non vale ripeterne i temi per l’occasione. Hablamos futbol e deploriamo il comportamento del Milan contro l’ultima del campionato spagnolo. La difesa era larga e mal protetta, l’attacco era fino ed elusivo. Oggi a San Siro rivedremo Massinissa Virdis, che ha avuto il buon senso di non drammatizzare sulla propria panchina. Arrigo Sacchi non rispetta le cifre passate; probabilmente pensava al ritmo. Ma torna Virdis e non sembra sia accaduto nulla. In difesa mancano due ghelfi della statura di Baresi II e Maldini. Il centrocampo non ha ancora quagliato schemi validi. Gullit flotta indeciso fra punte e centrocampo. La Fiorentina ha strappato il pareggio con il Verona (eufemismo) e Sven Goran Eriksson canta poemi sui meriti acquisiti: il primo dei quali sarebbe il ritorno dei Pontello alla tribuna d’onore. Infinite le vie del Signore e dell’adulazione.

Dice che Totò Ghirelli (scriptor optimus) abbia dato un esempio lampante di "filosofia napoletana" commentando in TV gli stranguglioni del suo Napoli al Bernabeu. Il merito di quel monotono aire tecnico-tattico non era del Real Madrid, superiore fino alla mortificazione; era invece lampante la colpa del Napoli, che non osava attaccare. Per trentanni ho avuto questi avversari in lizza pedatoria. La sintesi logica era questa: quel povero fesso di Cadorna languiva da anni sul Carso per non aver voluto marciare subito su Vienna. Sentito Ghirelli, adesso i napoletani sanno con chi pigliarsela: con quel maledetto polentone di Ottavio Bianchi, il quale non ha osato imporre il proprio gioco, e con gli scorrettissimi madridisti, che davano del merdoso all'arbitro (pensate) e ricambiavano con delittuose gomitate gli innocenti calci degli avversari. Agli amici napoletani parliamo chiaro: fra la loro squadra e il Real Madrid dell’altra sera correvano quattro pacifici gol di scarto; sono stati due soli perché Garella ha fatto stravedere. Le altre sono musse di circostanza. L’abitudine di portare sui sentimenti i discorsi di calcio è vecchia di oltre mezzo secolo. E naturalmente nuoce a chi la esercita come a chi la prende per buona. Il calcio è un’altra cosa. L’Ascoli ha rischiato di esordire battendo la Roma e potrebbe dar fastidi a un Napoli provato dalla Coppa dei Campioni. Infatti il pronostico è così ovvio da preoccupare. Lecita curiosità per l’impiego dei due Maradona in campi avversi. Perplessità per la scarsa impazienza ludica di Careca. Il medico vuole e lui no o viceversa?

Per rispettare la gerarchia della somma-punti, parlare subito di Verona-Avellino. Dalla Polonia di Coppa Uefa, complicazioni traumatiche per Bagnoli. La perdita secca è Iachini; malconci anche Larsen e Bruni. Avellino temibile come sempre. Preoccupazioni per i dissidi sindacal-economici fra i giocatori e Chiampan, loro avveduto amministratore. La Juve ha deciso l’impiego di Ian Rush a Empoli. Il gallese è di buon sangue e impaziente di giocare. Diffusa convinzione che Rush dia un senso a tutto il gioco juventino. Le prodezze di Mauro contro i fantasmi maltesi hanno indotto qualcuno a sostenere la sua candidatura per l’azzurro. Empoli è campo difficile, non proibitivo. Madama potrebbe passare in gloria. Un incontro che non rientra fra i classici per esclusiva colpa dei liguri è Torino-Samp. E speriamo assai che questo elogio non venga equivocato: la Samp ha avuto spesso i mezzi per vincere lo scudetto e non li ha saputi sfruttare a modo. Ecco perché l’incontro di oggi non è classico. Ma promette cose bellissime, con qualche legittima perplessità sul pieno impiego di Vialli e Mancini, impegnati mercoledì in nazionale. Siamo a Pescara-Pisa, anticipi d’una lotta che l’apparizione dei pescaresi a San Siro non dovrebbe far dimenticare. Galeone è simpatico e sa abburattare il paradosso come una duttile matassa di zucchero filato. Ha promesso di riserbare a tutte le altre grandi il trattamento già prodigato all'Inter. Ha fatto bene benissimo. Però è atteso contro pari-grado, quando tocchi a lui di procurarsi spazi - rischiando - innanzi alla porta avversaria. Qui è Rodi, qui salta.

La Roma sta cercandosi. Ad Ascoli ha prodotto più seri danni sul piano disciplinare, non tecnico-tattico. Voeller è giunto a invidiare un cannoniere sovietico visto in TV: dice di aver gran voglia di rompere il ghiaccio e si capisce: oggi potrebbe ispirarlo Conti al suo rientro. Senza sbruffare, Bigon presenta, col Cesena il suo prudente modulo italiano. La carta lo vuole battuto: il campo ci dirà. Viene consumato a Como il primo derby lombardo: e non vi sarà Zenga tra i pali, per avere applaudito all'arbitro che l’aveva appena ammonito. Zenga poi ha parlato di equivoco. La CAF non gli ha creduto. Impari a stare cheto, per favore: o torneremo a dirci perplessi circa la riuscita d’un portiere fin troppo intelligente. Anche perché, Deltaplano caro, l’intelligenza non accompagnata dal buon senso deve considerarsi un’aggravante come l’ubriachezza nei fatti di sangue. Dice che l’Inter in Turchia ha fatto sincera pena, come se avesse incantato a Milano con il Pescara. Secondo Mac Cipolla, analista principe, il Trap ha mal graduato la preparazione. A Como esordisce Borghi, colà distaccato dal Milan. Giocassi al Toto, punterei sul pari, ma forse a farmelo dire è il sentimento. Buona domenica a tutti.

"La Repubblica", 20 settembre 1987