Ma Sacchi non può andare contro la storia

di Gianni Brera

Gianni Brera vide dal vivo per la prima volta il Milan di Arrigo Sacchi nel pomeriggio del 20 settembre 1987 a San Siro. Ed ebbe conferma dei suoi convincimenti ...

Ho visto finalmente il Milan, retour de Gijon, in casa sua con la Fiorentina. Sul piano puramente teorico, contro l’evidenza dei fatti contingenti, mi ero "chiamato fuori" la settimana scorsa nei confronti di Galeone e di Sacchi: oggi me ne rallegro. Arrigo Sacchi è di quelli che riassumono il calcio con questo orgoglioso semplicismo: essere più di ogni cosa importante segnare un gol più degli avversari. Non avendo egli un pedigree molto apprezzabile come tecnico, si sarebbe subito tentati di compatirlo: però l’ha assunto Capitan Berlusconi, che raramente sbaglia, e per una volta sbaglierebbe se pensasse di potersi divertire solo in quanto a pagare è lui ... Seguo la patria pedata da oltre mezzo secolo e mi sono di anno in anno rafforzato nella convinzione che gli italiani si debbano imporre - sempre! - di prendere un gol meno degli avversari. Ammonivo anche il benigno lettore di non assumere questa mia posizione critica per un banale sofisma. In effetti, essa contempla atteggiamenti tattici fondamentali per la nostra indole. E se qualcuno si propone di superare il mio apparente sofisma, che in realtà è un assioma, quasi immancabilmente finisce male. Se poi uno s’illude di smentirlo a Milano provenendo dalla tentacolare Parma, delle due una: o è presuntuoso fino all'insania oppure è molto ingenuo chi lo prende sul serio. Io non conosco Arrigo Sacchi: noto che ha la faccia simpatica e che ragiona con logica avvincente per chiunque non lo sappia affetto dal peccato originale: quello di credere che tre titoli mondiali e uno olimpico siano stati regalati all'Italia dal buon Dio degli eserciti e non propiziati da un ferreo, convinto, indefettibile difensivismo. Ogni popolo si esprime secondo la propria indole. Noi abbiamo imparato dagli umili e appunto perciò superbi uruguagi, non dalle ex-cicale argentine, che hanno finito, alla lunga, per imparare da noi. Abbiamo vinto quando ci siamo sentiti umili a nostra volta; quando invece abbiamo pensato bastasse segnare un gol più dell’avversario, come le cicale olandesi, puntualmente abbiamo perso.

Roberto Baggio
Quella contro il Milan fu una
delle sue partite rivelazione al grande pubblico
Ma sì: ho visto finalmente il Milan di Sacchi e ho preso atto del suo forcing, in realtà più fiducioso che efficace. La squadra era costantemente stracciata in avanti, così da offrire spazi incredibili ai fiorentini. Costoro - saggiamente umili e coscienti di sé - hanno atteso le occasioni favorevoli e ne hanno sfruttato ben 2 su 4. All'avvio, il Milan ha avuto subito un regalo di palla-gol da Battistini: l’ha sprecato Van Basten in diagonale al 3’. Gullit ha poi liberato Van Basten all’8' e l’errore di tiro in diagonale è stato fottutamente ribadito. All’11’, Van Basten ha restituito il dono a Gullit, il cui notevole tiro-gol è stato sventato. E qui per non cadere in cronaca, riassumo: al 28' sbaglia il gol Donadoni (peraltro bravissimo in impostazione), ripetendo puntualmente i diagonali felli di Van Basten. Al 39' sbaglia l’entrata Hysen e Virdis si trova sul sinistro la più comoda palla-gol ma la spreca fuori. Al 41’30" Ancelotti libera Van Basten, che sbaglia (questa volta alta) la sua terza palla-gol: dico, la sesta faticosamente e spensieratamente costruita dal Milan con pericolosissimo spreco di energie. La difesa milanista, abbandonata a due centrali improvvisati e a due laterali di riserva (parmensi), consente a Carobbi la più limpida palla-gol al 30’: e per fortuna del Milan la cicca Diaz per uno di quei raptus che colgono i goleadori quando la conclusione gli sembra troppo agevole. Al 31’, annoto che "i viola tengono bene": e incomincio ad aspettarmi il peggio.

Alla ripresa torna sotto il Milan. Il caldo ha cotto Van Basten, che gigioneggia col tacco o lascia marcir palla prima di servire i compagni. Gullit dà saggi di virtuosismo notevole ma è solo (quando apre su Mussi la palla è persa). Landucci gli alza una punizione omicida al 3' e gli devia un tiruzzo-gol in corsa all’11’. Gullit insiste e cuoce: al 14’30" Virdis, che pure va a segatura, lo libera sulla destra: e Gullit ripete con il destro la maligna fotta commessa dallo stesso Virdis, nel primo tempo, con il sinistro. Al quarto d’ora, la Fiorentina si organizza. E conferma che è più agevole impedire che far gol. Il Milan boccheggia e la Fiorentina subisce fallo da rigore (Tassotti su Diaz) e segna tre gol, di cui uno erroneamente annullato a Diaz. Il giovane Baggio si fa vedere sempre meglio perché nessuno più è in grado di seguirlo (cito Ancelotti): un tiro-gol di Baggio viene parato a terra da Galli ma deviato su Diaz, che disinvolto lo infila. E' il 31’30". Non spero più nel Milan. Anzi, lo vedo ancora mortificato al 34' da Baggio, cui Diaz facilita le cose spostandosi a sinistra: si aprono i poveri asfittici terzini in linea di Sacchi: Baggio passa festante fra loro e non resta che Giovanni Galli a tentare la pezza: esce il portiere e porta il tackle col destro: Baggio tien duro e vince il rimpallo (non è un dribbling): resta beatamente solo: e infila il 2-0.

Esco ringhiando. Scopro che tutti i fratelli cacciaviti mi seguono ringhiando a lor volta. Nessuno parla dell'Antelami, preziosissimo scultore lombardo immortalatosi nel battistero di Parma. Rimugino saccheggi furibondi. Sento dell’Inter e mi placo. Ripenso alla nemesi. Anche il Milan è stato punito dopo aver tanto sprecato. Ma come non capire che insistendo su quei creduli schemi si andava a morte sicura? Decido di rispettare il Capitano e Fidel, che per il Milan riescono a soffrire. Ma che racconto ai 60 mila che hanno pagato l’abbonamento? E bastano le minacce dialettiche rivolte ai goffi provinciali che invocano Cruijff come il toccasana? Un po' di orgoglio, pecore, un po' di dignità!, o confermeremo al mondo di non sapere come e perché abbiamo vinto tre campionati mondiali e un titolo olimpico. Scusiamo intanto l’alterigia dei due immigrati olandesi con la becera adorazione esercitata da secoli in questo paese di ignoranti xenofili. Scusiamoli con il caldo, per vero insopportabile, e richiamiamoli alla necessità di attenersi, da uomini quali sono e non da semidei, agli schemi più saggi e utili della nostra scuola. Mister Sakki? Non è Gotamo, detto il Sakia Muni. E' un bravo giovane che dalle maone è passato ai transatlantici per la generosa natura di Capitan Berlusconi. Aiutiamolo, amici, a non perdere il Nord.

"La Repubblica", 22 settembre 1987