Lo scudetto si vince in gradinata

di Gianni Brera

Contestato violentemente a Marassi dai "tifosi" sampdoriani perché "vecchio genoano", Gianni Brera comincia a prendere coscienza anche lui che il clima sta cambiando - in peggio - negli stadi italiani.

Il campionato celebra la III giornata il giorno in cui a nord finisce l’estate. Lo scirocco turba qualche animo bennato e no. La Roma e il Pisa realizzano i colpi più clamorosi. La classifica premia la Roma prima di reintegrare il Napoli con 2 punti sanciti a tavolino. Fatalità e protervia privano il Pisa d’una vittoria non immeritata. La fatalità è propiziata dall'arbitro, che non vede Bagni picchiare per primo Elliot ed espelle soltanto il nero del Pisa. Lo sdegno per simile malestro viene sintetizzato con un gesto delinquenziale del solito vigliacco di turno, che scaglia una rondella di ferro sul napoletano Renica, in uscita al 45’. Renica viene medicato in spogliatoio alla presenza dell’arbitro e del segnalinee. Ha sofferto una lacerazione al capelluto. Il Napoli sa di aver vinto de Lege la partita e non fa molto alla ripresa per evitare di perderla sul campo. Chi l’ha visto in formazione-tipo non giura sulla sua condizione psicofisica. La riluttanza a spremersi è comprensibile: lo aspetta il ritorno con il Real al San Paolo: altroché sentirsi tremare le vene e i polsi! Sul gestaccio del tifoso pisano lancia-rondelle è inutile spendere considerazioni morali. Va piuttosto capita la disperazione di Anconetani non meno del sarcasmo di Leone-in-pace, inviato del "Mattino" di Napoli. Fuori di sé per la rabbia, Anconetani ha sfiorato il grottesco minacciando di chiamare i carabinieri perché espellessero i giornalisti dalla "sala stampa". Gli è stato obiettato che lo stadio è del Comune, non del Pisa.

Il gol di Briegel e i lavori in corso a Marassi
I carabinieri si sono dimostrati più utili in quello che resta dello stadio Marassi, caro alla mia infanzia. Il trauma è stato violento. D’improvviso mi sono trovato in uno dei campetti periferici della banlieue milanese negli Anni Trenta. Intorno le gru dei cantieri; le fosse per gettarvi le fondamenta; e qui anche i portoghesi affacciati dal parapetto di Righi. Scomparsa la tribuna sul Bisagno! Giocano Sampdoria e Verona. I miei lettori sanno che il pronostico di "Repubblica" favoriva i liguri. Mancano a Bagnoli elementi importanti come Giuliani e Bruni. La mancanza del portiere titolare si avverte quando una punizione diagonale di Mancini arriva tranquillamente alla testa di Briegel. L’intervento di Bonetti è tardivo e fa addirittura pensare a un autogol. Doveva uscire Copparoni. Il Verona reagisce virilmente, sotto la spinta di un Berthold molto meno sagace che dinamico. Il centrocampo della Samp è più calibrato ed elegante (specie in Cerezo). Volpati contiene alla meglio Mancini e Fontolan annulla Vialli: ma la propulsione di Di Gennaro e dei suoi è scarsa. Il pari (1-1) viene propiziato da Vierchovod con due rozzi spintoni a Larsen: il primo, preventivo, al 40’, non viene punito dall'arbitro, e però basta a metterlo sull'avviso: il secondo spintone, al 41’, segue troppo da vicino il primo per sfuggire alla meritata sanzione. Larsen pareggia con due tiri. Alla ripresa il Verona perde anche l’apporto dinamico di Berthold e per soprammercato Mancini lo inchioda con un gol uno-su-mille da 25 metri: si accentra da sinistra con tre tocchi che nessuno contrasta: poi d’improvviso sferra il destro, che centra irresistibilmente il sette alla destra di Copparoni. Qui il Verona, conscio di sé ma non troppo, tenta a suo rischio il 2-2. Fontolan costringe Bistazzoni in angolo ma, sulla battuta di Berthold, cicca ignobilmente Larsen (25’). È l’ultima occasione (relativa: però... statisticamente valida). La Samp fa 3-1 con questo spumeggiante e mirabile schema: Briegel avanti a Cerezo: lancio-apertura sulla sinistra per Mancini: smarcamento premeditato, rapido, del bergorusso Vierchovod: passaggio-gol di Mancini: arrivo fulmineo e sinistro perentorio del bergorusso nell'angolino a sinistra di Copparoni. Giusto poi che Vialli sprechi un rigore per fallo "non commesso" da Bonetto su Salsano.

Dicevo dell’utilità dei carabinieri a Marassi. Li chiama un bravo collega di Genova, giustamente preoccupato. I tifosi sampdoriani sfogano le frustrazioni passate facendo pesanti ficche ai giornalisti ospiti, con supplemento speciale per me, vecchio genoano. Da vero gentiluomo, il presidente Mantovani evita collisioni sgradevoli accompagnandomi alla Sala Stampa. Debbo dirgli grazie ma anche ricordargli, in tutta sincerità, che un pubblico siffatto rende molto problematica la conquista dello scudetto. La mia smazzata tecnomantica per Italia Uno ha detto due volte Samp e due volte Inter: però la realtà, molto meno allegra, è data dalla evidente immaturità dei tifosi: la squadra di Boskov ha possibilità notevoli: sugli spalti meriterebbe di meglio.

La copertina del "Guerin sportivo" dopo la 3ª giornata
A Torino si stava già contestando la Juve quando l’ultimo sparuto difensore di Galeone ha perso palla nel controllarla sotto misura e Rush ha segnato il suo primo gol con un bel tiro d’angolo. Alla ripresa, un lungo rilancio ha consentito a Rush di liberarsi del solo occasionale custode e di tornare in gol dopo lungo contropiede (!!!). Il pubblico ha dimenticato di far mordere il sigaro a Marchesi e Favero ha segnato il 3-0. Poi ha fatto 1-3 Junior con un delizioso collo-interno destro su punizione dal vertice sinistro. Il pubblico l’ha osannato. In spogliatoio hanno chiesto a Junior cosa ricordasse di Torino. "La nascita di mia figlia", ha risposto il brasiliano. Non un cenno allo striscione d’un derby sul quale era scritto "Apartheid". Forse gli applausi dalla Filadelfia sapevano di espiazione. Perfino don Giovanni Agnelli ha ammirato Rush. Quanto a Marchesi, deve aver benedetto le manovre di Galeone, così deliziosamente legate all'idealismo tattico. Mai uno straccio di custode sulla Grosse Berthe del Galles; per giunta, il contropiede vanitosamente lasciato alla squadra di casa, che non era il caro Codogno, bensì nostra Signora de' campionati.

Contrario al difensivismo storico anche Arrigo Sacchi, il quale tuttavia ha dedotto dal folgorante 0-0 di Cesena che "il Milan è da scudetto". Per quali misteriosi passaggi logici sia giunto a tanto il Sacchi non è dato sapere, nemmeno considerando il fatto che rientrava Baresi II. Visto invece pazziare Gullit nello spirito di indipendenza che animava anche Wilkes, pioniere degli olandesi in Italia. Visto ancora Virdis a segatura su terreno estivo. E Van Basten fuori per un tempo. Mah. L’Inter ha messo sotto l’Empoli, giustamente arroccato, aggredendolo prima con tiri da fuori (tre traverse schioccanti) e poi infilandolo nel solo altro modo possibile: di acrobazia in quota. Fulminea e perfino entusiasmante l’incornata di Serena su cross di Piraccini. Rotto il ghiaccio, soltanto puntuale e comodo il terzo gol di Altobelli in otto giorni (a Como, a Pisa e San Siro). Quando si vince, tutte laudi son. Ma la Roma ha meritato di più per il carattere. Che fosse protagonista era scritto. Ora aspettiamo il seguito. Chiudo con la constatazione che anche il Torino - dopo il 4-1 alla Samp - si è forse illuso di smentire il difensivismo storico. Rozzi e Castagner non aspettavano di meglio. Buon Dio, quanti equivoci in una sola giornata.

"La Repubblica", 29 settembre 1987