I giorni del calcio

di Gianni Brera

Non meno vecchio del campionato, io questo gli invidio: di potersi rinnovare ogni anno. Personalmente, rivado agli strambotti d’antan con qualche imbarazzo. Eupalla cantava a squarciagola ed io senza pudore la seguivo tentando gorgheggi assassini. Poi venne il tempo in cui l’auto-ironia mi costrinse a trovare la scappatoia della tecnomanzia. Abbinavo le possibili protagoniste a carte sorteggiate nel mazzo: e procedevo a smazzate di esito non sempre cervellotico. Era assai meglio - pensavo - tentare la sorte che un ragionamento fondato su indizi tanto labili. E poi potevo sempre scusarmi di non esser serio proprio per la precarietà dell’assunto. Ho detto Napoli? Noeh! Son state le carte. Ho detto Milan? Idem idem. Foutez-moi la paix (non scassatemi ‘o c...). Nel calcio non fallisce pronostici chi non si arrischia a farli. E se è pagato per farli, sbagli pure. Sto quindi ora per adeguarmi alla norma.

Il campionato è ancora a 16 squadre (dall'anno prossimo sarà a 18). Lascio in pace la classifica dell’ultimo e mi rifaccio ai normali pronostici degli azzurri (19) convocati a Milanello dal C.T. Azeglio Vicini. Secondo loro, le squadre protagoniste risultano 4: Juventus, Napoli, Milan e Inter. Su 19 votanti, 5 si sono dichiarati per la Juventus, 5 per il Napoli, 5 per il Milan, 4 per l’Inter. Sia il Napoli sia la Juve erano presenti a Milanello con 4 convocati; l’Inter addirittura con 5; il Milan con 3; la Samp con 2; la Roma con uno solo. Il portiere juventino Tacconi ha votato Napoli; il centravanti interista Altobelli ha votato Juventus. Tre napoletani su quattro hanno votato Milan. Solo gli interisti (ad eccezione di Altobelli) hanno votato Inter. La Coppa Italia non ha cambiato molto la fisionomia del campionato indotta durante il riposo estivo. I tratti di quella fisionomia si giovavano anche della Roma, ovviamente anticipata super chartam. Il solo romanista convocato a Milanello ha detto Napoli. Nessuno ha osato fare i nomi della Samp e del Verona.

Luciano Moggi, "general manager", e Corrado Ferlaino, presidente
del Napoli SSC 1926, campione d'Italia 1986-1987
Per quanto ho scritto in luglio, ho il sospetto di aver influenzato un lettore importante come don Giovanni Agnelli, secondo il quale anche quest’anno sarà per la Juventus di mesta transizione. Sono contento che Rino Marchesi abbia osato polemizzare con lo Duca suo. Rino Marchesi è tecnico insigne e persona squisita: avesse ciancicato il sigaro anziché farsi sentire, mi sarei inquietato con lui, magari pensando che il suo distacco fosse reale (eufemismo riassumibile nell'imperativo napoletano futtitìnne). Invece Marchesi ritiene possibile che la Juve assurga a protagonista; che la difesa si assesti davanti a Porthos Tacconi, adorabile bauscia; che il centrocampo esista per davvero alle spalle di un fulmine di guerra quale Rush. Se così la pensa Marchesi, viva! Io stimo Marchesi uno dei migliori componenti della scuola lombarda; mezza Lombardia tifa Juventus per generosità di cuore (e troppi ricordi del sangue avversi a Milano, città sopraffattrice per eccellenza... politico-economica). Se la Juventus andrà bene, tutti ci inchineremo. Che 5 azzurri su 19 pensino che debba andar bene è un po' sospetto; più che alla realtà tecnico-tattica si debbon esser rifatti al carisma della Signora dei campionati. Finora la Juventus non ha dato prove esaltanti del proprio valore.

Il Napoli detiene lo scudetto e la prassi (storica) vorrebbe che lo perdesse pari pari quest’anno. Ma da quelle parti si è ormai costituita una società degna di questo nome: Ferlaino è intelligente; Moggi è l’erede naturale di Allodi (peraltro ancor presente alle bandiere); Bianchi è attualmente il meglio fico del bigoncio lombardo. Ben sapendo come vanno per solito le cose i napoletani hanno acquistato un grosso terzino e un grosso centravanti. Indubbiamente si sono rafforzati. Qualche elemento di primordine è logoro (Maradona e ancor più Bagni), qualche altro si rifà ad estri discontinui (Garella). Le complicazioni opposte dalla Coppa Campioni sono preoccupanti. Tenuto conto di ciò, la rosa si è ridotta alle Milanesi alla Roma, per tacere della sempiterna Sampdoria (specie se avrà Dossena, fatto macro delle recenti mortificazioni professionali), del solido Verona, della Fiorentina e perfino del Torino caro a Mario Gerbi e Barba Gil Panza (al quale vanno i miei fraterni auguri di pronta guarigione).

Personalmente sono "bollato" Genoa come da un marchio di gaudiosa infamia. Se lo chiamo Sciù Maccaia per tutte le delusioni che mi ha dato in sessantanni et ultra di tifo, è almeno giusto che chiami Signorina Maccaia la Sampdoria. Ammonisco però i suoi tifosi che non lo faccio per dannazione genoana. La mia seconda città è Genova; la mia prima è Milano: da queste parti dichiaro apertamente di detestare i faziosi che, tifando Milan, sono lieti delle sciagure interiste e viceversa. Di conseguenza mi dovrei detestare se le sciagure della Samp mi recassero il minimo piacere.

Adriano Galliani, amministratore delegato dell'AC Milan,
 presenta il nuovo acquisto Marco Van Basten
A part ça, eludo la tecnomanzia d’obbligo e obbedisco alle trippe, dalle quali arguisco (parlar di lume di naso sarebbe grottesco) che debba essere questo un anno milanese. Sbaglio? Vedremo a primavera. Io riferisco quel che l’esperienza ditta dentro. E preciso che non ho ancora scelto fra Milan e Inter. Un amico spregioso - non incompetente - mi ha spropositato cioncando chez "Francesco & Paola" che il Milan da lui recentemente sofferto vale il quarto posto. Ma dietro a chi?! Alfonso Legnani, milanista efferato, ha ritenuto giusto lanciarsi in cupe geremiadi contro Franco Baresi, secondo lui distratto nel piazzarsi, falloso nelle entrate, pretenzioso nel portar palla. Capricci d’innamorati. Altri gemono che Massaro è tenuto su dal clan de’ monzesi; che il centrocampo di Sacchi non riconquista una palla che è una, che la squadra non rimane bloccata e quindi si apre alle incursioni di qualsiasi avversario, di caratura anche modesta; che Gullit è un mattocchio da rapare (altroché sfottere per malriposta negritudine!) che Van Basten è bravo ma lo è pure Massinissa Virdis, peraltro lasciato col muso lungo in panchina. Ora, dite del Milan tutto il male che volete: è caro a Capitan Berlusconi, che non è avvezzo a sprecarsi; inoltre, Fidel Confalonieri non ha ancor sollevato la minima eccezione. La squadra è tutta da inventare, come e più della Juve. I Grandi Numeri non sono avversi al Milan.

La benamata Inter aspetta di aver Serena come torre aggiunta. Altobelli gode di un credito che sinceramente stupisce anche coloro che lo amano. Vincenzino Scifo viene delittuosamente trascurato nei disimpegni. Se è il più bravo, sia lui a costruire come sa; perdere tempo non è da Trapattoni: ma neanche consentire ai frilli di sciupare occasioni per velleitario protagonismo. Matteoli ha ingegno ma anche troppo orgoglio: va impastoiato con il buon senso (ogni dribbling ozioso, multa). La difesa è di valore mondiale. Il Trap deve solo rettificare i calibri dei rifornitori. Non sia Scifo l’unico tenuto a costruire gioco: però sia lui quello cercato più di frequente, visto che è il più dotato di tutti. Resta la Roma, la sta plasmando Liedholm, vecchio mago. Può cavarne tutto (ma davvero). Resta il Verona: Bagnoli è una garanzia. E in certo modo lo è anche Luis Radice, il più estroso dei tecnici lombardi. Infine c’è Eriksson, al quale danno credito molti, in primis i Pontello. Tirate le somme questo si conclude: che il campionato si avvia per sentieri incertissimi. Se ci offrirà sorprese non dovremo stupire: anzi maravigliose.

"La Repubblica", 12 settembre 1987