Dieta bianconera

di Gianni Ranieri

La striminzita vittoria al debutto della Juventus sul Como ispirava a Gianni Ranieri un gustoso e ironico corsivo tutto giocato sulla metafora gastronomica. Col senno di poi, anche la chiusura - evocando i voraci appetiti di Ian Rush - va considerata ingrediente sarcastico.

Priva del gallese Rush questa Juve è da dieta

Viviamo in un'epoca di rigide diete e nessuno meglio di Magrin, calciatore che racchiude nel proprio cognome tutta l'austerità di un programma, avrebbe potuto fungere da paradigma del gioco juventino in questa prima giornata di campionato. Un gioco dieteticamente moderno, privo di fronzoli, di ornamenti, di schemi elaborati, a bassissimo tasso di lipidi e carboidrati. Un gioco cosi scarnificato da non sembrare neppure un gioco.

Ed è giusto che sia stato Magrin a segnare il gol - ovviamente l'unico - della vittoria bianconera: due punti rigorosi che non fanno assolutamente ingrassare e consentono alla Signora di mantenere le succinte forme che già ebbe modo di mostrarci allorché le vicende di Coppa Italia la misero di fronte alla Casertana. 

Il Como, nella sua qualità di avversario generoso ma di ristretti contenuti tecnico-artistici, non già proiettato verso la conquista dello scudetto ma soltanto desideroso di un quieto soggiorno in serie A, rappresentava per la Juventus un appetitoso boccone. Giudicata da un punto di vista alimentare, la formazione di Agroppi si poneva di fronte ai succhi gastrici dei bianconeri come un ideale stimolatore. Poche altre aspiranti al titolo avrebbero rinunciato a saziarsene.

Ma, a differenza di un Milan che a Pisa ha manifestato la propria vocazione all'eccesso, la Juventus ha saputo frenarsi. La Signora ha spilluzzicato, si è alzata da tavola con quell'appetito che è il segno della misura, e dovendo, per esigenze di classifica, risolvere in proprio favore la contesa, ha pensato bene di procedere eliminando i pesanti sughi dell'azione corale, le pericolose proteine del contropiede. Ha scelto, eleggendo Magrin ad esecutore, il tiro dagli undici metri che, come è a tutti noto, rappresenta il tiro meno provvisto di calorie: un tiro meramente integrale.

Limpido esempio di giocatore a dieta è stato Laudrup confermando che gli stranieri, quando ci si mettono, sono capaci di ergersi ad esempio e modello al cospetto dei congeneri italiani. Con quanta fermezza Laudrup si è negato al benché minimo assaggio. Su, mangia qualcosa, sembravano dirgli i compagni pur disciplinatamente schierati sul fronte dell'astinenza. E lui nulla, nordicamente sordo a qualsiasi tentazione. Ma non saremmo obiettivi se tacessimo dello spirito di sacrificio del giovane Buso e di De Agostini i quali, trovatisi per un insieme di circostanze nella quasi impossibilità di non assaporare la rete del nemico, hanno capito che addivenendo al gol avrebbero attentato alla propria linea e a quella dell'intera loro compagine.

Va da sé che la presenza in campo di Ian Rush, uomo di riconosciuta ingordigia, insofferente di qualsivoglia tipo di dieta, si tratti di «beans», i famosi fagioli inglesi conditi di salsa rossa, o di gol realizzati con i piedi o con la testa, avrebbe completamente mutato la sostanza della sfida. Con Rush collocato al suo posto di centravanti, la Juventus avrebbe dovuto ricorrere ieri sera all'uso del bicarbonato. Se invece di Buso ci fosse stato Rush a raccogliare il lancio di Mauro, i bianconeri si sarebbero trovati in vantaggio sin dai primissimi minuti della gara. Se invece di De Agostini ci fosse stato Rush a raccogliere l'invito di Tricella, i bianconeri avrebbero trafitto per la seconda volta nel giro di pochi minuti lo stralunato rivale. E al 32', quando Laudrup, impossessatosi del pallone, si è esibito, al fine di disfarsene, in una complicatissima e difficile manovra senza neppure disturbare il suo diretto marcatore, che cosa sarebbe successo se nella parte del danese si fosse cimentato l'irresistibile bomber di Liverpool? 

Mentre i tifosi si consolano rispondendo che la Juventus di Rush non avrebbe segnato meno di tre gol, il pallido Magrin raccoglie le posate per rimetterle al centro. 

"Stampa Sera", 14 settembre 1987, p. 15.